Lawrence Lessig e la Creative Commons
13 Dicembre 2020Lawrence Lessig è il fondatore di e amministratore delegato di Creative Commons un’organizzazione senza fini di lucro dedicata ad ampliare la gamma di opere disponibili alla condivisione e all’utilizzo pubblico in maniera legale. L’organizzazione ha stilato diversi tipi di licenze note come licenze Creative Commons (o “licenze CC”) che forniscono un modo semplice e standardizzato per comunicare quali diritti d’autore dell’opera si riserva e a quali altri rinuncia, a beneficio degli utilizzatori. Ciò ha introdotto il concetto di “Alcuni diritti riservati” (some rights reserved) a metà tra il rigido modello di copyright “Tutti i diritti riservati” (All rights reserved) e il modello troppo permissivo di pubblico dominio “Nessun diritto riservato” (No rights reserved).
Le licenze Creative Commons evidenziate dalla dicitura Approved for Free Cultural Works sono quelle maggiormente promosse poiché approvate per l’utilizzo in opere culturalmente libere.
Lawrence Lessig è un giurista e avvocato statunitense. Direttore della Edmond J. Safra Foundation Center for Ethics dell’Università di Harvard, dove insegna diritto, fondatore dello Stanford Center for Internet and Society (Centro per Internet e la società), fondatore e amministratore delegato di Creative Commons, nonché membro del consiglio direttivo della Electronic Frontier Foundation e di quello del Software Freedom Law Center, costituito nel febbraio 2005, è noto soprattutto come sostenitore della riduzione delle restrizioni legali sul diritto d’autore, sui marchi commerciali (trademark) e sullo spettro delle frequenze radio, in particolare nelle applicazioni tecnologiche.
Lessig è noto per le sue critiche sull’estensione del diritto d’autore, e ha formalizzato il concetto di Cultura libera (Free Culture); sostiene, inoltre, il software libero e lo spettro libero (Open Spectrum).
Ha dedicato buona parte del suo intervento “Cultura libera”, tenuto durante l’OSCON del 2002, ai brevetti software, che considera una minaccia in ascesa sia all’innovazione sia al Free Software sia all’open source.
Nel 2008 ha pubblicato il libro Remix. Il futuro del copyright (e delle nuove generazioni) (Remix: Making Art and Commerce Thrive in the Hybrid Economy) in cui analizza il fenomeno della professionalizzazione delle figure dei produttori di contenuti culturali durante il Novecento e come il digitale abbia invece consentito la riappropriazione di pratiche di produzione attiva di cultura basate anche sul remix, il riutilizzo di contenuti digitali preesistenti e la loro rielaborazione. Ricollegandosi al pensiero del sociologo Henry Jenkins, descrive queste nuove forme culturali come “cultura RW” (cultura Read/Write) in contrapposizione alla precedente “cultura RO” (cultura Read Only) e ne analizza le implicazioni giuridiche nel campo del copyright. In esso opera una netta divisione tra commercial economy nella quale il prezzo è il punto centrale della transazione, sharing economy nella quale il prezzo è solo una parte dei molteplici aspetti coinvolti nello scambio, e hybrid economy in posizione intermedia tra le due precedenti.